L’oriente, l’Asia, le meraviglie del sud est asiatico, per un motivo o per un altro hanno sempre
rappresentato qualcosa di intimo e spirituale.
Luoghi come la Thailandia, l’Indonesia sono considerati pezzi di un mondo antico, dove le culture
non hanno subìto le violenze della modernità.

Eppure per gli asiatici la sete di occidente ha portato loro, alla distruzione di molti dei luoghi senza
tempo che ora sono al servizio della bruttura del mercato turistico.
Templi fasciati da luci a neon, frequentati da masse indistinte di gente, che con un pareo legato in
vita per coprire le gambe, in segno di un rispetto che non nutrono neanche verso loro stessi,
entrano nei templi, non più luoghi di culto per i locali.
Quando ho prenotato il volo per la Thailandia, ero alla ricerca di un cambiamento radicale, volevo
rinnovarmi e trovare in me la forza, partendo dalle piccole barriere di cui mi ero circondata nella
mia comoda ma non tanto soddisfacente vita occidentale.
Se ci sono riuscita? prima di arrivare alla risposta è necessario percorrere il mio tempo nel sud
della Thailandia e raccontare le meraviglie e le contaminazioni di questa terra ricca di contrasti.
La Thailandia, o terra dei sorrisi, è nota per la particolarità del suo popolo gentile. I Thai hanno più
di un centinaio di diverse forme di sorriso per esprimere varie emozioni, dai sorrisi felici a quelli di
gratitudine, di indisponenza, imbarazzo e così via, non saranno mai scortesi.




E’ certamente un popolo che culturalmente è lontano dallo sviluppo occidentale ma lo rincorre a
fatica, tralasciando pezzi fondamentali di una cultura che non è la loro, alla quale vuole
necessariamente assomigliare.
Il sud della Thailandia nasconde spiagge delicate, dall’acqua smeraldo, come la meravigliosa
Bamboo Island, piccoli eden disabitati in mezzo al mare, tra faraglioni ricchi di vegetazione.
Spuntano timide, quasi a volersi nascondere dal turismo infestante che affolla quei magnifici posti.
Sono lì da sempre in una bellezza immutata e impronunciabile che non hanno sentito la necessità
di adeguarsi al progresso, perché semplicemente non ne hanno bisogno, posti così non hanno
bisogno neanche dell’uomo probabilmente.
Grotte dorate, che nascondono caverne con piscine naturali che cambiano colore e profondità a
seconda delle maree, fenomeno che cambia totalmente e quotidianamente l’aspetto delle spiagge.
Giungle rigogliose, nel cui cuore è possibile imbattersi in vasche di rocce naturali scavate
dall’acqua, che poi si scopre essere calda e termale.
Tutto ciò nel mezzo della natura, senza dover accedere ad alcun centro benessere, ma
condividendo unicamente lo spazio con il canto degli uccelli, che solo da quel lato di mondo è
possibile ascoltare con quell’intensità.
Arrivata in Thailandia, notai subito curiosamente la moltitudine di altarini religiosi, davanti ai quali
quotidianamente la gente del posto lascia offerte di cibo e bevande.
Per quanto legata alla religione questa usanza, mi sono chiesta se Buddha davvero avesse gradito
quelle numerose offerte di bottigliette in plastica, rigorosamente con cannuccia, contenente
aranciata rossa.
Non era anche questo forse uno dei segni più forti della perdita di un’identità millenaria? mi
chiedevo come un Thailandese fosse arrivato alla conclusione che a Buddha potesse piacere
quella moderna bevanda zuccherina, non è forse meglio un bicchiere d’acqua per il buon Dio?
Non potei fare a meno di arrivare alla conclusione che a Buddha piace l’aranciata.

E’ dunque una terra di forti contrasti la Thailandia, dove la trasandata modernità prende a schiaffi
la tradizione eppure è un posto magico, che è capace di emozionare.
A farmi sentire viva in realtà, sono stati quei luoghi in cui riuscivo a non incontrare gente, tanto
meno giovani Thai, che provavano a vendere qualche escursione promettendoti un sogno, ma in
realtà era solo un aggroviglio di esperienze, un’accozzaglia da vivere in poco tempo che non
avrebbero permesso di godere a pieno di nessuno dei posti promessi.
La Thailandia che cercavo e l’emozione di un viaggio in una terra lontana, è racchiusa in un ricordo
tanto semplice quanto profondo.
Un pomeriggio, girovagando con la mia reflex intenta nel cercare la prospettiva migliore per
qualche scatto, mi sono imbattuta in una scogliera, trovata assolutamente per caso ma sembrava
essere lì proprio per me.

Difficile da raggiungere, nascosta da una fitta vegetazione dopo una spiaggia piena di altalene che
pendevano magicamente dagli alberi, decisi di proseguire arrampicandomi tra le rocce.
Sentivo di dover continuare, il rumore dolce del mare calmo vicino l’ora del tramonto, mi attirava e
mi suggeriva che oltre le mangrovie avrei goduto di uno spettacolo fuori dal mondo.
Senza pagare alcun biglietto, la mia promessa fu mantenuta e in men che non si dica, scostando
rami e aggirando alberi pieni di scimmiette curiose, mi ritrovai su di una scogliera infuocata dal
rosso aranciato di un tramonto talmente bello che avrebbe potuto essere considerato illegale.
Quella vista mi provocava sballo, adrenalina e felicità.
Da quel lato di mondo il sole è diverso, il profumo dell’aria è dolce, fruttata e in quel posto magico
potei godermi quelle vibrazioni positive che solo l’oriente può donare.

Mi sono chiesta, quando fosse stata l’ultima volta in cui un posto mi aveva emozionato così tanto
da farmi diventare gli occhi lucidi. La risposta fu… mai! niente prima di quel momento mi aveva
dato così tanto.
Ero diventata all’improvviso gelosa di quella scoperta e volevo accertarmi che nessun altro
potesse condividerla con me in quel momento.
In quel preciso istante, avevo bisogno di solitudine.
La troppa gente schiamazzante dei giorni scorsi aveva stancato le mie orecchie che in quell’attimo
decisero di smettere di sentire ma di iniziare ad ascoltare, dopo tutto era lo scopo del mio viaggio.
Vi starete chiedendo cosa udivo, se quel posto donava un silenzio assordante, è proprio questa la
differenza tra ascoltare e sentire.
Provando ad ascoltare ho notato il rumore del mio respiro felice, il rumore del mare calmo che
accarezzava gli scogli sotto di me, il rumore del tramonto, il giorno che salutando dava il
benvenuto alla sera lo percepivo, lo sentivo e il rumore mi piaceva.

Non mi persi d’animo, impostai la mia macchina fotografica adagiandola sul treppiede e feci degli
scatti che ancora oggi, guardandoli riesco a sentire gli stessi silenziosi rumori che hanno dato a
quel viaggio il senso che cercavo, il mio cambiamento iniziò proprio da quel tramonto segreto.
Quando lasciai la scogliera era buio, e temevo di cadere, usai la torcia del cellulare fino a che le
luci della movida notturna non mi fecero arrivare i loro bagliori sui miei passi, per guidarli e tornare
alla spiaggia, che qualche momento prima mi aveva attirata a se.
Tornai in città ma ero frastornata dalle emozioni, continuavo a vedere orde di turisti affamati intenti
ad ordinare nei numerosi ristoranti più costosi della media e poco locali.

Io invece, alla costante ricerca di esperienze autentiche come ogni sera, me ne andai al night
market, dove il cibo era meno sofisticato ma certamente più vero.
Adoravo attraversare centinaia di bancarelle, ognuna con i suoi profumi di piatti succulenti, diversi
e gustosi.
Sapori, odori e colori, erano una miscela esplosiva in quel mercato e con pochissimi Bath riuscivo
ad assaggiare tante specialità a base di carne, pesce e verdure.
Adoro sperimentare e ho adorato i sapori agrodolci e piccanti della Thailandia.
Ho adorato il pesce appena pescato e cucinato all’istante, comprato per pochi soldi, ho adorato gli
smoothie al mango, freschi e dissetanti, ho persino amato un pesantissimo dolce locale con
banana fritta e nutella in una specie di frittata dolce.
Quella sera ad ogni modo, ordinai un Pad thai ai gamberi e lo consumai su uno dei tanti tavolini in
plastica appiccicaticci ma terribilmente locali.
Mentre mangiavo notai una bimba thailandese che non aveva più di 12 anni con il suo fratellino di
7, improvvisavano spettacoli per intrattenere la gente con approssimative e ripetitive danze
tradizionali, al termine passavano per i tavoli chiedendo qualche Bath.
Ripetevano all’infinito lo stesso numero, sera dopo sera, spettacolo dopo spettacolo. La madre
rastrellava ogni Bath che riuscivano a raccogliere i piccoli, annoiati da un lavoro poco adatto che
gli rubava ogni sera attimi d’infanzia.
Questo mi rattristì e mi mostrò un altro piccolo pezzo di quella terra.
Quella Thailandese però è molto di più, è una terra che ha un grande valore, un valore che non ha
prezzo.
E’ un posto senza tempo, non esiste lo scorrere delle lancette, la vita segue il lento ritmo di chi la
conduce tra una risata spensierata e un pò di cibo condiviso per strada in sacchetti di plastica.
Al mattino ad esempio, sulle spiagge ci sono numerosi uomini che conducono la gente sulle varie
isolette alla guida delle famose e tradizionali long tail boat, tipiche imbarcazioni thai in legno e poco
sicure ma tanto usate come taxi per spostarsi in mare.

Non c’erano orari di partenza, né di ritorno.
Semplicemente, quando si aveva intenzione di raggiungere un isolotto a pochi minuti da Ao nang,
bisognava raggrupparsi vicino alla barca e attendere che almeno 8 persone avessero voglia di
partire, senza orari e senza fretta.
Il valore del tempo o forse meglio dire la condanna, è un vizio di noi occidentali che pretendiamo di
fare tutto in base a ciò che l’orologio suggerisce.
Niente di più sbagliato in verità, quei dolci ritmi approssimativi mi hanno donato la consapevolezza
del tempo da un punto di vista diverso.
Il tempo non è qualcosa da rincorrere, ma come la Thailandia mi ha insegnato, è qualcosa da
vivere e da assaporare, da gustare come l’acqua del cocco fresca per poi chiedere il bis e vivere
quell’attimo fino a che se ne ha voglia.
Siamo noi a far terminare gli attimi non è il tempo che li porta via.
Quali sono stati quindi i doni di questa terra? soffermarsi sui sapori del cibo, per quanto vero non
sarebbe originale, si sa che in Thailandia si mangia molto bene.
Allora quali? ho apprezzato di più il mio occidente? terra con più possibilità, all’avanguardia e con
un benessere maggiore? non sarebbe corretto, perché per quanto sviluppato e ricco, l’occidente
non riesce a colmare i vuoti che il progresso crea nella gente, il welfare produce indifferenza, che
contrasta con l’umanità.
Le persone Thailandesi, pur avendo poco hanno l’animo per condividerlo, contano molto sui valori
umani e l’indifferenza non è qualcosa che gli appartiene. Tra loro c’è amicizia e condivisione, non
posso dire che l’atteggiamento sia uguale con il turista ma questo perché lo straniero il più delle
volte si presenta con la sua arroganza irrispettosa.
La Thailandia è una terra magica, capace di far battere il cuore alla vista di un tramonto su di una
scogliera nascosta.
E’ capace di far sentire in pace con se stessi, seduti su un’altana legata ad un albero su una
magnifica spiaggia ricca di vegetazione e scimmie dispettose.

Mi ha fatto apprezzare la semplicità e ho riscoperto la bontà della gente senza pretese, la
Thailandia non è solo offerte di massaggi a poco prezzo e traffico infernale.
E’ natura, è silenzio è bellezza e in molti luoghi sa essere ancora tradizione, per questo va visitata
con il rispetto di cui l’Asia ha bisogno per essere apprezzata.
Vicky Elia
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Meraviglia ❤️❤️❤️❤️
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